Foto di: ©Masiar Pasquali
"...Scriveremo: "noi mangiamo molte noci", e non: "amiamo le noci", perché il verbo amare non è un verbo sicuro, manca di precisione e di obiettività. Le parole che definiscono i sentimenti sono molto vaghe; è meglio evitare il loro impiego e attenersi alla descrizione degli oggetti, degli esseri umani e di se stessi..."
- Anno
- 2023
- Autore
- un progetto di Federica Fracassi e Fanny & Alexander tratto dal romanzo omonimo di Ágota Kristóf
- Con
- Federica Fracassi, Andrea Argentieri, Consuelo Battiston, Alessandro Berti, Lorenzo Gleijeses
- Regia
- Luigi De Angelis
- Drammaturgia
- Chiara Lagani
- Suono
- Mirto Baliani e Emanuele Wiltsch Barberio, allestimento multimediale Michele Mescalchin
- Luci
- Luigi De Angelis
- Scene
- Luigi De Angelis, scultura di scena Nicola Fagnani
- Costumi
- Gianluca Sbicca
- Assistente
- assistente alla regia Filippo Trevisan, assistente ai costumi Marta Solari
- Produzione
- Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
- Ringraziamenti
- Si ringrazia Chandra Livia Candiani per aver prestato la sua voce per il personaggio di Mathias
Una fiaba nera. Un inferno familiare, quotidiano e impossibile, concreto e astratto, degradato e nobile, crudele e innocente. Nel gioco raffinato degli sdoppiamenti, una straniera ci precipita nell’abisso di un’infanzia guastata. Una storia a cui all’improvviso non si riesce nemmeno più a credere.
«In principio era la lingua. E la lingua era una sola. Oggetti, cose, sentimenti, colori, sogni, lettere, libri, giornali, erano la lingua. Non avrei mai immaginato che potesse esistere un’altra lingua, che un essere umano potesse pronunciare parole che non sarei riuscita a capire. Perché mai avrebbe dovuto farlo? Per quale motivo?». (A. Kristof)
In uno spazio circolare vuoto avanza una donna. Ha un accento straniero. Parla adagio. Racconta una fiaba nera di innocenza e malvagità. È la storia della sua vita?
In una frontiera di una delle tante guerre, due gemelli sono affidati dalla madre alla nonna, che è per loro una sconosciuta, una strega, un’assassina. Questa storia parla del loro legame, del loro trauma, del loro mentirsi, del loro perdersi nel grande quaderno di un mondo scritto in una lingua incomprensibile. La serie progressiva di personaggi che si moltiplicano con ritmo implacabile assume l’aspetto di strane carte: pannelli animati che traducono la scena del teatro mentale della narratrice. Il racconto si popola di purezza e atrocità, esseri guasti descritti con chirurgica esattezza. Sono le azioni, i piccoli gesti maniacali a definire le presenze. Quattro figure arcane, vicine alla straniera nello spazio della scena, prestano voce e corpo, a poco a poco e assieme a lei, a tutti i personaggi della storia muovendo i primi passi nel mondo che la vicenda rappresenta: uno strano inferno familiare, al contempo quotidiano e impossibile, concreto e astratto, degradato e nobile, crudele e innocente. Nel gioco raffinato degli sdoppiamenti alla fine risulta difficile credere a chiunque: ogni cosa può essere da sempre una menzogna.
«Non si può spiegare tutto, non fa bene. Sull’esilio, sulla morte, sul dolore non c’è molto da dire. Sono fatti. Tutto qui.» (A. Kristof)
Press release
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Recensione - "Fracassi quando racconta è come un aedo... la scrittrice appare così cantore e insieme spettatrice della sua stessa invenzione, la cui parola accende la vita e la memoria dei protagonisti."
Marco Balzano, La Lettura
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Recensione - "Un trittico diventato ora spettacolo teatrale, ideato e fortemente voluto da Federica Fracassi, che parallelamente alla sua attività già notevole di attrice (pluripremiata negli anni, l’ultimo premio è l’Hystrio 2022) ha sempre partecipato a ideazioni e creazioni teatrali, basti ricordare la fondazione e poi la direzione per vent’anni di Teatro – i."
Mario De Santis, Doppiozero
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Recensione - "Un inferno familiare che diventa cascata di sdoppiamenti e parole crociate senza schema... dove l'innocenza va a braccetto con la crudeltà, l'amore con il degrado. Inseguendo le esistenze plurali dei gemelli e dei loro orizzonti umani."
Diego Vincenti, Il Giorno
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Recensione - "E poi Federica Fracassi, una sorta di spirito ancestrale irrefrenabile e cangiante che abita quasi tutte le dolenti figure materne convocate dall’autrice, oltre che l’autrice stessa, quest’ultima in un’evocazione quasi negromantica che cita il percorso dei ritratti mimetici già tratteggiato altrove da Fanny & Alexander."
Sergio Lo Gatto, Teatro e Critica
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Recensione - "Assai bravi, infine, gl’interpreti, e perfettamente funzionali al disegno complessivo dell’adattamento e della regia. Ne cito i principali, tutti in più ruoli: Federica Fracassi, Andrea Argentieri, Consuelo Battiston, Alessandro Berti e Lorenzo Gleijeses."
Enrico Fiore, Controscena
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Recensione - "L’apertura è affidata alla stessa autrice, cui presta corpo e voce una irriconoscibile Federica Fracassi, che introduce lo spettatore nel primo tassello della trilogia: il Grande Quaderno."
Nicola Arrigoni, Sipario
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Recensione - "Le simmetrie sono tali e tante da autorizzarci a pensare che qualcosa dell'atroce vicenda che abbiamo appena ascoltato riguardi anche lei. Così sembra suggerirci con il suo sguardo in tralice, triste e sornione."
Maddalena Giovannelli, Il Sole 24 Ore
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Recensione - "Ma il progetto di Federica Fracassi e Fanny&Alexander riesce a centrare l’obiettivo insistendo su due punti nodali del libro che sono anche, allo stesso tempo, interrogativi fortissimi per chi frequenta la scena e le sue dinamiche: il linguaggio come strumento di falsificazione, in prima battuta; il tema del doppio, che non è solo reminiscenza artaudiana ma, più precisamente, esigenza dello sguardo altrui per poter definire sé stessi, per statuire la propria esistenza."
Graziano Graziani, Il Tascabile
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Recensione - "Una macchina scenica volutamente ambigua, un eterogeneo mosaico di teatro, cinema, dialoghi e voci interiori, molto congeniale alle presenze e assenze, ai viaggi reali e mentali del diabolico romanzo."
Anna Bandettini, la Repubblica
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Recensione - "Il caso forse più forte è quello della Fracassi che, in veste di Kristof, sembra abitata dal fantasma di quest'ultima..."
Andrea Mirabelli, Artécrit
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Recensione - "Fracassi incarna la stessa Ágota Kristóf – la somiglianza è impressionante – intenta a scrivere il suo romanzo"
Laura Bevione, Artribune
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Recensione - "Per uno spettacolo che è una grande prova attoriale, ma anche di trucco (i visi degli attori sono modellati rendendoli vagamente irreali), di costumi e di luci: rende credibile il surreale, che infondo è il grande potere del teatro. Rappresentare l’essenza e la profondità dei significati della vita senza essere per forza realisti."
Marta Calcagno Baldini, Milano a Teatro
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Recensione - "Fracassi apre la pièce nei panni dell’autrice che racconta seduta alla scrivania il primo romanzo, il grande quaderno: a supportarla una quindicina di schermi rettangolari semoventi che proiettano il racconto"
Michele Weiss, La Stampa
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Recensione - "Lo spettacolo restituisce la complessità di una scrittura asciutta e aspra che non segue un tempo cronologico e penetra nel labirinto di vite sconvolte"
Magda Poli, Corriere della Sera
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Recensione - "La rappresentazione inizia con il personaggio di Ágota Kristóf (Federica Fracassi) seduta a una scrivania mentre scrive e legge il primo quaderno, quello che costituisce la prima parte del romanzo (“Il grande quaderno”). Le sue frasi, che hanno un carattere narrativo, sono accompagnate da frammenti di altre più recitative pronunciate dai vari personaggi le cui immagini sono evocate e visualizzate attraverso numerosi schermi di varie dimensioni che vengono calati dall’alto e posizionati in varie direzioni."
Carlo Tomeo, Alessandria Today
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Recensione - "Fracassi si sdoppia, è attrice e l'autrice piena di lacerazioni e cicatrici"
Maurizio Porro, Corriere della Sera
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Recensione - "La prima parte è narrata da Federica Fracassi nelle vesti di Ágota Kristóf che, su una scrivania, scrive e legge il “Grande quaderno”, il plot che costituisce la prima parte del romanzo."
Mario Bianchi, Klpteatro
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Recensione - "Nella prima parte della trilogia, personaggi e location evocati dalla ricostruzione di Ágota Kristóf (interpretata da Federica Fracassi) vengono mostrati al pubblico unicamente attraverso statiche sequenze video, trasmesse su schermi rettangolari posti a mezz’aria... Esperimento di tenuta e dilatazione del tempo, lo spettacolo immerge il pubblico in una dimensione fuori dal comune che lo rende alienato di fronte al dolore."
Alessandro Stracuzzi, Fermata Spettacolo
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Recensione - "Alla riuscita di questo ambizioso progetto contribuisce non poco l’eccellente intuizione di riempire il vuoto spazio scenico con numerosi pannelli video che scendono dall’alto e rimangono sospesi e su cui vengono proiettati spezzoni della vicenda che s’intrecciano o si sovrappongono all’azione agita o narrata in terza persona dagli attori. Ci accoglie su fondo nero un’immagine della Kristof e in apertura scorre una sua poesia, poi è Federica Fracassi, quasi irriconoscibile, ad assumerne le sembianze pressoché identiche, seduta, pacata ma al contempo rigorosa, alla scrivania dalla quale spesso si fa carico delle battute dei personaggi che appaiono sugli schermi ed è l’autrice stessa che diventa così una di loro."
Bebeez.it
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TV - Presentazione e interviste
Save the date, Rai 5
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Intervista radiofonica a Federica Fracassi
Radio Onda D'Urto
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Intervista a Luigi De Angelis -
Simone Nebbia, Teatro e Critica
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Intervista a Luigi De Angelis -
Nicola Arrigoni, Sipario
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Podcast - "La città di K. torna a Teatro"
Podcast, RSI
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Presentazione -
Ferruccio Gattuso, Leggo
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Presentazione -
Maurizio Porro, Corriere
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Presentazione -
Laura Zangarini, 7 Corriere della Sera
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Presentazione
Sara Chiappori, Tutto Milano
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Presentazione -
Simona Spaventa, Repubblica
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