Foto di: ©Lorenza Daverio
“Abbiamo avuto Françoise, Consuelo, Brigitte, Yvette, Françoise, Brigitte. Nessuna delle nostre donne di servizio si è mai chiamata Hilda, mai. Ecco perché l’ho chiamata prima degli altri, perché sa la lista delle famiglie a cui posso offrire questo impiego è lunga, qui, nella nostra cittadina. Nessuna donna ha mai rifiutato di lavorare da noi. Non accadrà nemmeno stavolta. Noi siamo gente colta, signor Meyer, e molto sensibile all’indigenza umana. Per questo voglio Hilda.”
Premio Ubu 2011
Miglior Attrice
- Anno
- 2011
- Autore
- Marie NDiaye
- Con
- Alberto Astorri, Federica Fracassi e Francesca Garolla
- Regia
- Renzo Martinelli
- Traduzione
- Giulia Serafini
- Costumi
- Si ringrazia Malìparmi per gli abiti indossati da Federica Fracassi
- Produzione
- Teatro i
- Ringraziamenti
- In collaborazione con Face à face - Parole di Francia per Scene d’Italia e Institut Français Milano
Marie NDiaye ci porge uno specchio in cui si riflette una società arrogante, in perpetuo movimento, corrosa da un cieco individualismo. L’autrice, attenta sul piano stilistico all’uso della lingua e alle sue variazioni, sul piano tematico concentra l’attenzione sulle dinamiche di coppia, di gruppo, di società per svelarne i giochi spesso cinici e impudenti.
Hilda racconta l’angosciante esistenza di una ricca e annoiata signora che vuole al suo servizio una vivace ed energica madre di famiglia, Hilda. Al cartello “Cercasi” risponde Frank, il marito di Hilda, alla disperata ricerca di un lavoro anche precario, ma è proprio Hilda che la donna vuole. L’uomo è costretto a barattare le prestazioni della moglie per il sostentamento della famiglia: la vita di Frank si svuota, mentre quella della ricca padrona conosce un nuovo vigore. La povera Hilda diventa progressivamente proprietà esclusiva della donna e, per pochi soldi, perde la sua esistenza e la sua identità. Privata d’ogni traccia di personalità, dissecata e svigorita, alla fine viene abbandonata, come un oggetto desueto e senza più valore, sia dalla padrona che dal marito.
Marie NDiaye ci offre uno sguardo sulla condizione della donna, sulle frustrazioni e sulle mortificazioni che ancora subisce nella società contemporanea, reinventando in modo attuale e originalissimo la tradizionale dialettica servo-padrone.
Hilda non c’è. Non si vede mai, si parla solo di lei. Eppure è l’unica protagonista della pièce. Hilda è l’unico motore del testo, attorno a lei si muovono gli altri personaggi, attorno a lei mutano i dialoghi.
La sua forza non è nella sua presenza, ma nella continua assenza.
Frank e la padrona, in un confronto serrato, giocano una partita terribile e senza vincitori: contendendosi Hilda perdono se stessi.