Foto di: ©Manuela Giusto
“Le donne non devono pensare alla guerra, le donne non devono pensare alla politica, soltanto all’amore, e l’amore è già così faticoso, l’amore.”
- Anno
- 2014
- Autore
- Massimo Sgorbani
- Con
- Federica Fracassi
- Regia
- Renzo Martinelli
- Drammaturgia
- Francesca Garolla
- Suono
- Fabio Cinicola
- Luci
- Mattia De Pace
- Produzione
- Teatro i, con il patrocinio di NEXT Laboratorio delle idee
Eva (1912- 1945) è il secondo testo del progetto Innamorate dello spavento, in cui l’autore Massimo Sgorbani cattura le voci di alcune figure femminili legate al Führer, che precipitano inarrestabili verso la fine del Reich. La fine della guerra, la fine di Hitler.
Tra il 29 aprile e il 1° maggio del 1945, nel bunker sotterraneo del Palazzo della Cancelleria di Berlino, alcuni dei principali rappresentanti del partito nazionalsocialista si suicidano. Poche ore prima Hitler sposa Eva Braun. Poche ore dopo Hitler e signora si uccidono con le fiale testate sul pastore tedesco del Führer, Blondi, il primo a morire. Poche ore dopo Magda Goebbels somministra le fiale ai sei figli addormentati. Ancora poche ore, e anche Magda e il marito si avvelenano con le stesse fiale.
Si è consumata un’enorme tragedia e, nello stesso tempo, la tragedia stessa non riesce a compiersi. Eva, sola in scena, aspetta questa fine, un personaggio tragico a cui è preclusa la dimensione del tragico. Eva è una donna che sta per morire ed è una donna innamorata. Innamorata di Hitler, fedele al suo amore fino all’ultimo istante.
In questa tragedia mancata e grottesca Eva è un’eroina per cui non si può non provare tenerezza, nonostante tutto, proprio come se l’oggetto del suo amore potesse essere dimenticato. Eva confonde la sua storia con quella di Rossella O’Hara: c’è desiderio, ammirazione, battaglie da vincere e da perdere, fedeltà, fino alla fine.
Eppure, da questo infinito amore, al di là del bene e del male, affiora la paura. Paura della propria fragilità di amanti, paura che l’amore finisca, paura che l’amore si realizzi, paura dell’amore stesso e di quello che l’amore può chiedere.
Press release
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“Federica Fracassi fa crescere, trasforma in bellezza di donna comunque innamorata la sospetta pupattola bavarese dei film d’archivio, confermando che il movente della sua storia impossibile sia rovesciato rispetto a Rossella: non la paura di amare, ma l’amore della paura.”
Claudia Provvedini, Corriere della Sera
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“Federica Fracassi interpreta la fragile devastata psiche di Eva in maniera sublime e toccante, in un lavoro attorico tra i più difficili e complessi. Gli sbalzi d’umore, la depressione colma d’amore perverso, i sensi di colpa per le depravazioni dell’amante, il suo mancato riconoscimento come moglie del Fuhrer se non nelle ultime ore, le speranze frustrate, tutto avviene a scatti, da un estremo all’altro, toccando corde lontane persino antitetiche con una naturalezza e una maestria da grande attrice.”
Enrico Pastore, Passparnous
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“Federica Fracassi, animata da un daimon della recitazione, favorita da un Dioniso teatrale che si esprime nel riuscito testo di Sgorbani e nell’efficace regia di Martinelli, tira fuori una vocina di testa, un’irriverente Zazie nel metrò, per poi avventurarsi nei meandri del buio e dell’inquietudine, là dove le parole si sporcano di umori umani, troppo umani, e la vocalità assume il metafisico sapore agro della dannazione.”
Danilo Caravà, Milano Teatri
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“Federica Fracassi stordisce, ubriaca di sé ogni molecola d’aria che fu nobile scuderia. La pioggia di follia diventa luce e serve il cuore, che non sa starne sazio, satollo da ammirare: tanto è capace di avvolgere ed entrare nella materia, come miele amaro.”
Roberto Brancati, Karmanews
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