teatro

Tre Lai, Balbettii d’amore o trislaiada

2016

Foto di: ©Lorenza Daverio

“Perdona, donca, amor/ la serva tua /L’ora è ’rivata de seguirti/o mio manzone!/Perdut’ho, ecco,/intera, per te,/la mia corona/e insema il mio titol perduto/de reina del Nilo/e Bollettone.”

Anno
2016
Autore
Giovanni Testori
Con
Federica Fracassi
Regia
Renzo Martinelli
Drammaturgia
Renzo Martinelli
Suono
Fabio Cinicola
Luci
Mattia De Pace
Produzione
Teatro i in collaborazione con Stanze - esperienze di teatro d'appartamento

Giovanni Testori scrive i Tre Lai negli ultimi mesi di vita.

Sono tre lamenti d’amore, tre canti inconsolabili e disperati di donne che si scontrano con un’assenza: Cleopatra, con il suo amore prepotentemente vissuto e poi amaramente perduto per il generale romano Antonio; Erodiade, straziata dalla sottrazione infinita, dall’amore mai consumato per il profeta Giovanni; e l’amore puro e disinteressato di Maria per il figlio Gesù, durante il Calvario.

Teatro i ha inaugurato un primo percorso di avvicinamento all’universo testoriano, un’iniziale indagine sulla lingua dell’autore in vista della messinscena integrale di uno di questi canti. Stanze è l’occasione per balbettare i Tre Lai, per iniziare a pronunciare le parole di Testori, per un accostamento parziale sì, ma totalizzante, al martirio interiore di tutte le tre figure, come se fossero indissolubili.

I loro tre troni saranno reinventati fuori dal teatro, a partire da uno spazio regale come quello dell’atelier Pellini, dove si creano da decenni sublimi e rarissimi gioielli d’arte, per poi giungere ai Bagni Pubblici di Piazza Oberdan a Milano, in restauro a cura del FAI. Questi spazi offrono un’occasione di straniamento dal meccanismo teatrale, di maggiore vicinanza al pubblico che com-patisce, e al tempo stesso un abitare raro e calzante, che il teatro non potrebbe offrire.

La lingua testoriana è qui un impasto sonoro che restituisce attraverso un magma di ripetizioni e assonanze, di diminuitivi grotteschi e ironiche storpiature un universo profondamente tragico e gli abissi d’amore delle tre protagoniste, tra bestemmie e preghiere.

Press release

  • “Federica Fracassi arriva all’incontro con Testori, da una presenza significativa dentro la drammaturgia contemporanea. Ci arriva “a morsi” non offrendoci un personaggio tutto intero, ma piuttosto un itinerario. Il suo, infatti, è un viaggio dentro i Tre Lai, una scoperta che la prende suo malgrado a poco a poco, possedendola. Altre voci di donne accompagnano questo soliloquio che ha scatti di rifiuto, che naviga a vista fra le invettive, che si dona."
    Maria Grazia Gregori, delteatro.it
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  • “Un lavoro teso e coraggioso. Innanzitutto per come Federica Fracassi e Renzo Martinelli spingono
l'espressività del corpo e della voce (inserendo anche quelle "musicali di Ornella Vanoni, di Mina, di Rita Pavone anni Sessanta) verso una femminilità evidente e non ambigua che Testori non aveva mai avuto, verso un dolore, uno strazio, una ferita come solo le donne sanno e sentono, verso quell'amore così simile a non-amore che le donne sanno raccontare meglio di altri. Un bagaglio importante per un viaggio nell'universo testoriano.”
    Anna Bandettini, Post Teatro, La Repubblica
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  • “Federica Fracassi si colloca autorevolmente in una tradizione di grandi interpreti testoriani (i Tre lai sono stati eseguiti da Adriana Innocenti, Sandro Lombardi, Arianna Scommegna) e lo fa con il coraggio di chi offre allo sguardo degli spettatori, trasformati dalla vicinanza in voyeur, non solo il proprio corpo ma anche la propria anima. E in questa spudorata crudeltà psicologica coglie il senso della parola carne di Testori.”
    Maurizio Maravigna, teatro.persinsala.it
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